01 Ott Un verre de vin a Montpellier
Se passate per il sud della Francia, nella vasta regione della Languedoc-Roussillon, una serata a Montpellier è assolutamente d’obbligo. Se ci arrivate per caso, senza una guida turistica sottobraccio, vi balzerà subito agli occhi una cosa: Montpellier è brulicante di giovani, viva, piena di locali, ma non chiassosa. La città ospita una tra le più antiche università di tutta la Francia, con una facoltà di medicina molto importante.
Sedervi per un aperitivo veloce, in uno dei locali in place de la Comédie o seguendo rue de la Loge, non sarà difficile. Iniziate da un bianco da vitigni autoctoni, basta con i soliti Chardonnay e i Sauvignon Blanc, per quelli “giusti” occorre andare in altre regioni della Francia (anche se ad onor del vero, dove li metti, li metti, vengon su ovunque nel mondo). Provate un vin blanc nella denominazione Coteaux de Languedoc, di norma prodotto con Rolle, Grenache blanc, Marsane, Roussane e Viognier, vitigni locali che vengono coltivati ad alberello, proprio come i rossi della regione, a causa dei sette venti che soffiano durante tutto l’anno. Il vino in questione è delicatamente profumato, con una buona sapidità e freschezza, abbinabile al pesce e ai coquillages.
Fate un giretto per la città, idealmente divisa a nord da bei ristoranti e a sud da locali per studenti. Le giovani francesi vanno in giro, a seconda dello stile personale, con calzoncini o mini striminzite, ballerine o tacchi vertiginosi, ma tutte rigorosamente con le calze nere ultra coprenti da cinquanta denari. Tutte, nessuna esclusa. Sarà per il vento, immagino, non mi sono data un’altra spiegazione. Scelto il ristorante, il primo ostacolo che dovrete superare a Montpellier è la lingua: nessuno parla inglese (o più facilmente fanno finta di non capirlo). Il francese tipo vi guarda con l’occhio pendulo e inizia a parlare nella sua lingua e chi s’è visto, s’è visto.
Rispolverato il mio francese scolastico, sotto una coltre di anni e di vins au verre, nelle tre sere che siamo stati a Montpellier abbiamo preso, “la cuisse de canard laquée au miel et gingembre doux” (coscia d’anatra), “le magret de canard à la mangue et aux raisins de Corinthe” (filetto d’anatra) e il Confit (ali e cosce d’anatra cotte nella terracotta). Insomma, un menu “vario”! Ironia a parte, è proprio difficile dire di no all’anatra, perché tutti i ristoranti ve la propongono in mille modi diversi. Per cambiare un po’ buttatevi sul pesce.
Come vino non perdetevi una meraviglia perfetta con l’anatra (tanto per cambiare): il Pic Saint Loup, l’Aoc più settentrionale della Languedoc, fatto in prevalenza di Grenache noir, con l’aggiunta di Carignan, Syrah e Cinsault, tra i vitigni più importanti della regione. Una curiosità: il Grenache noir altro non è che un clone del nostro Cannonau, arrivato dalla Spagna col nome di Garnaccia, storia che condivide col Carignan che in Sardegna è stato chiamato Carignano. Il Pic Saint Loup è un vino potente, dal colore rosso rubino penetrante, profumi di fiori appassiti e di cassis, con tannini addomesticati ed un retrogusto amaricante di caffè, che si abbina perfettamente a tutte le carni importanti.
Per un giretto digestivo arrivate sino a rue Sain Paul per ammirare, oltre all’omonima chiesa, anche un albero che con la sua inclinazione a 45°, sfida la forza di gravità. Arrivate poi a rue du Plan D’Agde, nella zona dei locali per giovani, dove potrete ammirare un trompe d’oeil moderno, posto su un edificio. Il gioco sarà capire, nella luce fosca della sera, ciò che è vero, da ciò che non lo è. Passeggiare per Montpellier è piacevole e può riservarvi qualche incontro inaspettato, come quello che è capitato a me con un clochard che mentre tendeva la mano, leggeva tutto concentrato un libro di Dumas. Porquoi pas?